“A che servono gli uomini?” è una commedia musicale scritta da Iaia Fiastri, storica collaboratrice della famosa ditta “Garinei e Giovannini”. Autrice di commedie di successo, tra le tante ricordiamo: Aggiungi un posto a tavola, Alleluja brava gente e Taxi a due piazze.
Con questo copione affronta i problemi derivanti dal nuovo modo di intendere il rapporto di coppia, amori non ricambiati, insicurezze nell’educazione da impartire ai figli, sogni di notorietà effimera e il problema assai discusso della maternità.
La protagonista di “A che servono gli uomini?”, Teodolinda, venne interpretata nel 1988 da Ombretta Colli moglie di Giorgio Gaber che preparò per lei una colonna sonora ricca di ritmi, originalità, brani belli, semplici, che arrivano subito all’ orecchio e rimangono nella testa degli spettatori.
Coinvolgente, entusiasmante e divertente narra la vicenda di Teodolinda, Teo per gli amici, una disegnatrice che è stufa del genere maschile, si definisce soddisfatta della sua vita, ma rimpiange di non aver mai avuto un figlio. Un giorno scopre che il suo vicino di casa (un imbranato con le donne) lavora in un istituto di ricerche genetiche dove tra l’altro si pratica l’inseminazione artificiale, così col pretesto di una visita all’istituto, Teo ruba la provetta numero 119, riuscendo a diventare madre senza avere i fastidi di un rapporto con l’ altro sesso, che fino ad ora è riuscito solamente a darle delusioni. Una volta certa di essere incinta vuole sapere il nome del donatore, con un trucco riesce a scoprirlo e… sorpresa!
Il suo uomo è “Osvaldo” siciliano quarantenne un po’ ignorante, belloccio, don Giovanni da strapazzo, <<emigrato>> a Roma perché vuole diventare famoso. Da questa scoperta si dipana una trama ben intessuta e arricchita di notazioni sociali contemporanee.
5 attori, 6 ballerini, belle canzoni rigorosamente cantate dal vivo, travolgenti coreografie, efficaci scenografie, questi gli ingredienti di uno spettacolo che ha l’ambizione di divertire, stupire, affascinare e soprattutto di inchiodare il pubblico alle poltrone per goderlo fino alla fine.