Non dobbiamo dimenticare che la nostra cultura, le nostre tradizioni, il nostro modo di essere siciliani è il frutto delle numerose dominazioni che abbiamo avuto in Sicilia. Greci, Romani, Arabi, Normanni, Angioini, Spagnoli, Austriaci. A loro dobbiamo la nostra ricchezza culturale, sia quella materiale fatta di monumenti che immateriale fatta di usi e costumi.
Giufà fa parte dell’eredità della dominazione araba infatti possiamo trovare un personaggio simile in tutte le regioni dove hanno avuto influenza. “Giufà” è il nome usato in Sicilia; ma lo stesso personaggio si chiama Guhâ nei paesi arabi, Giucca in Toscana, Giaffah in Sardegna, Giocha per gli ebrei sefarditi, Zha in Marocco, Gawhâ in Nubia, Ben Sikran nel Sub-Sahara, Abu Nuwas in Siria e Iraq, Djuha in Algeria e Tunisia, Djoha in ebraico, Guhî in Persia, Giucà a Trapani e nelle comunità albanesi, Nasreddin Hoca in Turchia (ma raccontano di lui anche Jacob e Wilhelm Grimm con «Gianni Testa-fina», Aleksandr N. Afanasjev con «Un idiota patentato» nelle Antiche fiabe russe e Lev Tolstoj con «Lo sciocco» nel primo de I quattro libri di lettura). A Giufà è significativamente ricorso Italo Calvino, che ha inserito sette sue storie nelle Fiabe italiane, così annotando: «Il gran ciclo dello sciocco, anche se non è fiaba, è troppo importante nella narrativa popolare anche italiana perché lo si lasci fuori. Viene dal mondo arabo ed è giusto che scelga a rappresentarlo la Sicilia che dagli Arabi direttamente deve averlo appreso.
L’origine araba è anche nel nome del suo personaggio: Giufà (talora Giucà, anche nei luoghi di dialetto albanese), lo sciocco a cui tutte finiscono per andar bene. Quando sentiamo il nome di Giufà pensiamo subito allo stupido, allo sciocco da prendere in giro. Nel nostro adattamento Giufà è il semplice “l’ingenuo” l’esente da ogni malizia ritengo che ognuno di noi anche solo una volta nella vita si è sentito Giufà. Lo scopo del nostro spettacolo è quello di mettere a confronto un mondo “analogico” diciamo più antico, quello di Giufà, con il mondo “digitale” moderno dei furbi dei “social network” del “bisognafaretutto” dell’insoddisfazione.
La madre di Giufà capisce che per lui è arrivato il momento di staccarsi dalla casa materna, che lo protegge, è arrivato il momento di conoscere il mondo, è arrivato il momento di crescere, per questo lo manderà in giro per il mondo per cercare di vendere “La Tela” è solo quando l’avrà venduta potrà fare ritorno a casa. Dopo tante vicissitudini il nostro eroe riuscirà infine a vendere la tela, riuscirà ad avere la meglio su tutti i furbi e su tutte le problematiche che incontrerà durante il suo viaggio, capirà che le piccole semplici regole imparate dalla madre sono un prezioso testamento che lo aiuteranno per tutta la vita, conoscerà il mondo, conoscerà gli uomini, imparerà che la felicità risiede nelle cose semplici ma soprattutto crescerà.
Carmelo R. Cannavò